domenica 9 ottobre 2016

Referendum Costituzionale: 4. Rappresentanti part-time cercasi

Il nuovo Senato passerà da 315 senatori a 100, così suddivisi:
– 74 consiglieri regionali, eletti dai Consigli regionali (oltre che da quelli provinciali di Trento e Bolzano);
– 21 sindaci, eletti dai Consigli regionali (oltre che da quelli provinciali di Trento e Bolzano) fra tutti i sindaci dei Comuni della Regione e nella misura di uno per ciascuna;
– 5 senatori, nominati dal Presidente della Repubblica con mandato di 7 anni non rinnovabile.


 Un Senato "Dopolavoro" 

I 95 senatori con incarichi nelle istituzioni territoriali non dovranno dimettersi dalla loro funzione di consigliere regionale o di sindaco, ma continueranno a svolgerla part-time, con una serie di conseguenze sull’operatività di questi organi che, al contrario, richiedono un impegno a tempo pieno.
Si tratta di una scelta singolare osteggiata da molti Paesi. Ad esempio, in Francia con la l. n. 125/2014, vieta il cumulo del mandato parlamentare con ogni carica esecutiva nel Governo regionale e locale.

 Un Senato a fomazione progressiva 

La durata del mandato di senatore coinciderà con quella di consigliere regionale e di sindaco.
Avremo, quindi, un Senato a formazione progressiva, soggetto a variazioni continue in ragione delle diverse scadenze degli organismi territoriali. Si consideri, ad esempio, che i Consigli regionali ora in carica scadranno: 1 nel 2017; 6 nel 2018 (più i Consigli provinciali di Trento e Bolzano); 5 nel 2019; 6 nel 2020. Di nuovo, ad essere messo in discussione è l’ordinario funzionamento di questa Camera, a vantaggio di un elevato tasso di incertezza, confusione ed irragionevolezza.

 Un partitino del Presidente della Repubblica? 

Ai 95 senatori eletti dalle istituzioni territoriali si aggiungono 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica e scelti tra i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Si è di fronte ad una figura del tutto nuova: senatori a tempo determinato, non più a vita come ora, con mandato di 7 anni non rinnovabile e irragionevolmente coincidente con la durata del mandato presidenziale. È come se il Presidente della Repubblica avesse propri rappresentanti nel Senato, on un peso assolutamente rilevante e triplicato rispetto a prima. Attualmente sono previsti 5 senatori a vita su 315; con la riforma saranno 5 su 100 (come se nell’attuale Senato ce ne fossero 17).
Paradossale, poi, è che tali personalità «che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario» vadano ad esercitare il loro alto magistero culturale in un organo che rappresenta esclusivamente le istituzioni territoriali e la cui funzione è di operare un raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Sarebbe stato molto più logico che questo pubblico riconoscimento fosse previsto nell’ambito della Camera dei deputati, la sola a mantenere le funzioni di rappresentanza generale del popolo italiano.

Tutti i testi pubblicati sono a cura di: Gisella Bottoli, Lorenzo Spadacini, Marco Podetta, Alessandra Cerruti, Francesca Paruzzo e Diletta Pamelin

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