mercoledì 28 aprile 2010

La Costituzione: ARTICOLO 14 - L'inviolabilità del domicilio

Il domicilio è inviolabile.
Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.
Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali


Dopo l'affermazione delle libertà personale, come conseguenza diretta discende anche l'inviolabilità del domicilio di ciascuno: nessuno può entrare, ispezionare, perquisire, se non nei modi stabiliti dalla legge, "secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale".
Quindi, il domicilio è tutt'uno con la libertà personale, è la naturale estensione "topologica" delle propria libertà.
Sembra scontato, ma questo articolo sottende il principio che ciascuno disponga di un domicilio, ogni cittadino abbia a disposizione un luogo da considerare come suo domicilio. Non è un concetto da poco, visto quanto succede in molti dei nostri paesi e città: a causa di fenomeni naturali (frane e terremoti) o per il comportamento di altri (a volte anche per delibere o decisioni di qualche amministrazione pubblica).

venerdì 23 aprile 2010

Amatissima Sofia, ti dedico questa buca stradale ...

Che le buche stradali siano un problema, lo sappiamo tutti noi automobilisti.
Che diventino anche fonte di arricchimento per pochi, lo immaginiamo. E comunque, se non ci arriviamo da soli, ce lo spiega qualche articolo di giornale (da Repubblica).
Che ci sia un nesso tra buche stradali e bilanci comunali sempre più in rosso, è pure facile da capire.
E allora: che fare ?

L'idea del sindaco di un paesino tedesco, Niederzimmern, è quanto meno singolare, oltre che originale: i cittadini sponsorizzano la riparazione di una buca stradale, al modico prezzo di 50 Euro, e in cambio avranno una targa a futura memoria come benefattori della municipalità.
Un po' come si usava fare un tempo nelle chiese, dove in cambio di una offerta si metteva una targhetta su una panca, anche in questo paesino di appena 1000 abitanti, disperso nella Turingia centrale (Germania), si è pensato di ricorrere alla generosità dei cittadini per risolvere un annoso problema che le casse del comune non riuscivano più a contenere.

Pare che la risposta dei cittadini sia stata entusiasta: in pochi mesi, già 257 persone hanno aderito, portando nelle finanze del comune ben 12,850 Euro da destinare alle riparazioni stradali.
In cambio, la fantasia dei cittadini si è sbizzarrita (alcuni esempi sono riportati qui sopra): chi ha messo semplicemente il proprio nome, chi l'ha dedicata alla persona amata, chi ha fatto pubblicità alla propria azienda, chi ha voluto fare una battuta di spirito (tutte le targhe richieste fino ad ora sono visibili qui). Insomma, un momento di gloria per soli 50 Euro. Tra l'altro, l'iniziativa ha già fatto il giro del mondo, ne hanno parlato i giornali di tutto il mondo, dal Sud Africa, a New York, all'Indonesia.
E magari da qualche parte, qualcuno sta già copiando l'iniziativa. Non sarà l'idea vincente per i poveri comuni ormai incapaci di far fronte a tutti le necessità con le povere finanze a disposizione ?

mercoledì 14 aprile 2010

I nodi irrisolti del PD

Ascoltavo oggi alla radio un'intervista al prof Mario Rodriguez, docente di comunicazione politica all'università di Padova.
Il tema era quello della crisi del PD, della sua difficoltà ad affermarsi presso l'attuale elettorato: un problema di comunicazione con la sua presunta base o ci sono altri problemi, più gravi, magari ?
La risposta di Rodriguez non escludeva qualche errore di comunicazione, ma indicava come principale problema del PD la sua incapacità a risolvere, una volta per tutte, la convivenza di diverse anime e l'ambiguità conseguente delle decisioni.
In sostanza, come nel mondo imprenditoriale, quando si attua un merging o un'acquisizione il risultato e' sempre una certa dose di ridondanza (di due aziende bisogna farne una, quindi alcuni ruoli, duplicati, devono essere semplificati, soppressi, con grande spargimento di sangue, di solito), anche nel PD non si sono mai fuse completamente le due anime di provenienza, i DS e la Margherita, per mancanza di coraggio o per l'impossibilità di vere azioni risolutive. La costante paura di perdere per strada parte degli adepti, prendendo strade che avrebbero potuto favorire una o l'altra delle due componenti fondatrici, ha condotto ad una politica incerta, ad una serie di non-scelte che si sono rivelate deleterie per l'intero partito.

La mia impressione è che il PD sia sempre troppo preoccupato di stesso, della propria sopravvivenza, tanto da non prendere mai posizioni nette, chiare, ma restando sempre un po' nel limbo dell'attesa degli eventi, di fatto scontentando tutti. Questo lo si è visto molto chiaramente nell'incapacità di scegliere i candidati alle recenti elezioni regionali: quello che è successo in Puglia (dove poi è prevalso Vendola), in Lazio (candidata la Bonino), in Campania (con un De Luca compromesso con la giustizia), ma anche in Emilia (con la candidatura di Errani, sempre minacciato dal ricorso per ineleggibilità) dimostra l'incapacità del PD a ripensarsi "altro" da quanto non sia già stato, a liberarsi del passato e a fare propria una visione innovativa del futuro. D'altra parte, che futuro possono immaginare personaggi che sono dentro al partito (o nelle sue radici) fin dagli anni '70? Bersani, Veltroni, D'Alema, Franceschini, Bindi, Fassino ... tutta gente nata e cresciuta nella DC o nel PCI: con tutto il rispetto, possiamo aspettarci di più ?

E' di ieri la proposta di Prodi di far eleggere il segretario nazionale dai segretari regionali: francamente credo che questa proposta abbia dell'incredibile. Come si può pensare che tutto si risolva semplicemente cambiando la regola per scegliere il leader? innanzi tutto, bisogna averlo un leader, per poterlo scegliere. Secondo, penso che le primarie siano finora l'unica buona idea partorita dal PD: eliminarle di botto mi sembrerebbe più che una proposta correttiva, un suicidio.
Chiamparino ed altri parlano di "partito del nord" o di "partito federale", nel tentativo di scimmiottare la Lega, assumendo che basti questo per "radicarsi nel territorio". Per non parlare di Bersani che partecipa al festival di Sanremo, o Melandri che a Porta a Porta, parla di reality ... direi addirittura patetici.
Mi sembrano tutte proposte del tipo: la casa ha i pilastri danneggiati e sta per crollare da un momento all'altro ... rifacciamo l'intonaco della facciata.

Migliaia, milioni di elettori hanno abbandonato il PD in questi ultimi anni, preferendogli Di Pietro, Grillo o rinunciando al voto. Non sarà il caso che il PD cominci a chiedersi perchè? o meglio, cominci a chiedere proprio a questi elettori il perchè ? aprite le porte delle vostre sedi, buttate a mare le tessere e le votazioni dei direttivi e cominciate a scendere per strada, a parlare con le persone, ad ascoltare i bisogni della gente.
Chiedetevi perchè Vendola ha vinto, perchè Serracchiani ha battuto anche Berlusconi, l'anno scorso e, soprattutto, regalate un pezzettino di terra a Fassino, D'Alema, Bersani, Bassolino e Marini, perchè possano trascorrere serenamente la loro vecchiaia coltivando sane verdure nel loro orticello.
E poi magari ne riparliamo.

martedì 13 aprile 2010

Anche la finanza dice no al nucleare

Il governo canta vittoria, dopo il recente viaggio di Berlusconi oltralpe e gli accordi firmati con governo e ditte francesi che si occupano di energia atomica: l'Italia e' nuovamente e felicemente avviata verso l'avventura nucleare.
Ma nei mezzi d'informazione di regime non c'è traccia di uno studio che dimostra quanto sia anti-economica la scelta nucleare, al punto che un privato, da solo, non ci penserebbe nemmeno ad avventurarvisi.
Certo, direte voi, la solita voce fuori dal coro del solito comunista ambientalista di turno. Invece no, questa volta non e' cosi'.
Chi dice che investire oggi in centrali nucleari e' fuori di ogni logica economica, e' una banca, forse una di quelle banche che potrebbe anche ricavarci dell'utile da un investimento cosi' ingente. Si tratta di Citibank, una delle banche piu' importanti dell'Inghilterra (e del mondo).
In uno studio, disponibile qui, dal titolo New Nuclear - The Economics say no, dice in sostanza che i rischi tecnologici e finanziari connessi alla costruzione ed alla conduzione di una nuova centrale nucleare sono cosi' alti per un ente privato al punto da renderlo assolutamente proibitivo.
I rischi maggiori sono 5 e si possono definire in questo modo: pianificazione, costruzione, prezzo dell'energia, conduzione, decommissioning. Attualmente, gli investitori, ai governi dei paesi industrializzati che si vogliono cimentare sulla strada di nuovi impianti nucleari, chiedono assicurazione solo del rispetto dei piani temporali, dimenticando tutto il resto. Paradossalmente, il "planning" e' il rischio finanziariamente meno rilevante, mentre Citibank definisce "corporate killers" (gli ammazza-società) soprattutto la costruzione, il prezzo dell'energia e la conduzione.
Si noti che non vengono presi nemmeno in considerazione altri rischi, quelli a cui siamo abituati noi, diciamo "ambientalisti": il problema delle scorie e la sicurezza stessa dell'impianto (contro le fughe radioattive).

Lo studio stabilisce i costi medi per una centrale nucleare di 1,600 Mw attorno a 5.5 - 6.0 miliardi di Euro, che vorrebbe dire dover vendere l'energia ad un costo di 65 Euro al Mw/ora per un lunghissimo periodo di tempo (da notare che il prezzo medio nel 2009 e' stato di 47 Euro per Mw/ora).

Per quanto riguarda planning e tempi di costruzione, esiste un esempio chiarissimo in Finlandia: la centrale di Olkiluoto 3 (figura in alto) ha visto l'inizio dei lavori nel 2004, con termine previsto nel 2009. Invece è ancora in alto mare, l'ultima previsione dice che la messa in servizio sarà a giugno 2012, con oltre 3 anni di ritardo. Naturalmente, anche il costo previsto e' aumentato, passando dagli iniziali 3.0 miliardi di Euro agli attuali (ancora previsti) 5.3 miliardi (75% in più del previsto). Ma la cosa piu' preoccupante e' che la costruzione dell'impianto non e' nelle mani di qualche azienda del terzo mondo, incapace di rispettare budget e previsioni, ma bensi della francese AREVA, proprio una di quelle aziende con cui il nostro Berlusconi ha siglato fior di accordi.

Un esperto francese del campo, Thibaut Maidelin, dice che una centrale da 800Mw a ciclo combinato a gas costa circa 500 milioni di euro ed e' disponibile dopo 4 anni. Una centrale nucleare col doppio della potenza (1600Mw) costa undici o dodici volte di piu' (5.5 - 6 miliardi di Euro) e richiede almeno 8 anni per la sua costruzione. In caso di ritardo, se la costruzione richiede piu' di 10 anni, l'investimento si traduce in una catastrofe finanziaria. Chiaro che, se a pagare sono i cittadini di uno stato, ...

Forse Berlusconi si sta imbarcando in questa rischiosissima avventura proprio perchè, visti i tempi in gioco, il problema non lo riguarderà di certo e non sarà lui a dover continuare a mettere le mani nelle tasche degli italiani ...

venerdì 9 aprile 2010

Riforme? ne basta una, fondamentale: la legge elettorale

Resto convinto che le riforme non siano la cosa più importante che serve a questo Paese in questo momento (vedi il mio post più sotto).
Visto però che si continua a parlarne tanto, dico anch'io la mia.
La prima (e credo anche unica) cosa da riformare, a mio avviso, è la legge elettorale: ridare ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio candidato, togliendo questo potere alle segreterie dei partiti, è il primo passo fondamentale. Come effetto collaterale, altrettanto importante, ogni eletto si sentirebbe debitore nei confronti dei suoi elettori, non nei confronti del segretario di partito che l'ha nominato. Forse i parlamentari comincerebbero a pensare almeno un po' al bene cittadini e non solo del partito.
La reintroduzione della preferenza sarebbe quindi il primo passo. In alternativa, forse ancora meglio, si potrebbe arrivare al collegio uninominale col doppio turno: si presenta chi vuole, anche senza tante barriere di raccolta firme o quorum, si vota, i due che arrivano primi vanno al ballottaggio. Questo porterebbe ad una naturale riduzione del numero di partiti, concentrando le scelte sostanzialmente su due schieramenti. Insomma, una specie di maggioritario che consentirebbe una maggiore governabilità e minore dispersione.

Oltre a questa, andrebbe poi riformato il Parlamento: riduzione dei parlamentari, attribuzione di poteri diversi alle due camere, con la fine del bicameralismo perfetto che richiede la doppia approvazione per ogni cosa e introduzione di una forma di senato regionale paritario (ogni regione conta uguale), con specifici poteri.

Basta. Tutto il resto è populismo. Il presidenzialismo è una riforma che servirebbe solo a perpetuare il predominio di una persona che, con l'alibi della elezione diretta da parte dei cittadini, si sentirebbe autorizzato a qualsiasi abuso (ne abbiamo esempi di questo tipo, già ai giorni nostri).
Il bilanciamento dei poteri così com'è oggi, mi pare che vada benissimo, nonostante quello che l'informazione di regime ci vuole far credere: se dei problemi ci sono, sono solo problemi personali di Berlusconi, insofferente  verso ogni forma di controllo.
In ogni caso, anche una eventuale elezione diretta del capo dello stato, dovrebbe essere fatta col doppio turno, se proprio si vuole farla, per evitare di farsi governare da uno eletto col 25% dei voti, caso concreto che si potrebbe verificare.

Naturalmente, le ultime dichiarazioni di Berlusconi vanno nella direzione esattamente opposta a quanto appena detto, sia sulla legge elettorale, sia sul presidenzialismo. Questo la dice lunga sulla sua idea di democrazia: sa benissimo che tre persone su quattro, in Italia, non votano per lui e per il suo partito e l'unico modo per vincere e' evitare le coalizioni "contro", come potrebbe verificarsi con il doppio turno.

Mi auguro che l'opposizione sia abbastanza intelligente per: primo, farsi sentire (battete un colpo se ci siete!); secondo, mostrarsi unita e mantenere fissi alcuni paletti fondamentali, senza farsi trascinare in diatribe e divisioni che servirebbero solo a perpetuare lo strapotere di chi sta producendo solo enormi danni a questo Paese.

Non perdere la Speranza

Vi segnalo questa bella poesia di Stefano, dal suo blog.
Per risollevare un po' il nostro cuore abbattuto.
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NON PERDERE LA SPERANZA

Non perdere la speranza,
tienila ben stretta
alimentala
coltivala
nutrila e
a volte sorridile
non aspettare che sia lei
a sorridere prima
e giocaci
come se fossi, tu un bambino
come se fossi ,poco di più
che neo-nato.
la Speranza
è uno dei tre cavi
che collegano
il nostro cuore
al nostro equilibrio
Mi dirai...
Io non credo più a niente...
tutto mi sembra
deteriorato
tutto corrotto
marcio
e ben poche cose
ancora occupano
il loro posto
ma tu...
tu non perdere la Speranza
non sottovalutare
l'Amore
e ricordati che esiste il
Coraggio
come scorta
un magazzino di forze
che ti mantengono VIVO
ecco...
magari mi dici...
nel posto in cui vivi...
(... ti ascolto e
nello stesso posto
sai che ci vivo anch'io)
ci sarà un Leader
che non ti rappresenta
ci sarà un Giudice
che si vende ..nel suo giudicato
ci sarà un Giornalista
che informa dietro compenso
[solo che in questo caso
a pagare
è la mano della persona di cui lui
da giornalista , dovrebbe informare la gente...
insomma il soggetto protagonista
del suo "pezzo" [di] sulla
Verità
ma tu...
tu non perdere la speranza
perchè...
...
ci sei ancora
anche tu
su questo Pianeta
ti svegli
respiri
e ancora pensi...tu
anche tu
e ci sono io
che la penso esattamente
come te
e ti dico , te lo scrivo...
non perdere la speranza
anzi
dedica un poco del tuo tempo
a fare della Speranza
uno strumento per imparare
a ridere
condividere
e sognare....

giovedì 8 aprile 2010

Italia malata

E' di oggi la notizia che le famiglie italiane sono sempre piu' povere, per colpa della crisi e della perdita del lavoro. Il numero dei disoccupati continua ad aumentare, per colpa di una congiuntura che da mesi ci viene presentata come finita, ma che in realtà sembra voler durare ancora a lungo. Chi lavora è fortunato, ma rischia ogni giorno la vita: gli incidenti nei cantieri e nelle fabbriche italiane ormai si susseguono ad un ritmo che ci fa quasi diventare indifferenti (18 morti da inizio d'anno solo in Lombardia!). Il Paese frana ad ogni acquazzone, mettendo a repentaglio persone, paesi, intere regioni e distruggendo in un istante intere vite di centinaia di persone.
Insomma, siamo pieni di problemi che minacciano la vita stessa dei cittadini di questo povero Paese, problemi che dovrebbero essere in cima alle priorità di un qualsiasi governo, eletto dagli stessi cittadini che si aspettano ora azioni indispensabili e coraggiose.


Invece, la politica di questo strano Paese litiga su chi deve essere il regista delle riforme, su chi ha vinto di più le elezioni, su come deve essere eletto il presidente-padrone della repubblica, produce leggi con l'unico scopo di proteggere il manovratore, per impedirne il legittimo controllo da parte della magistratura e dei cittadini, riorganizza l'amministrazione statale non per migliorarne l'efficienza, ma per consentirle di fare più tranquillamente i suoi sporchi affari, inventa opere pubbliche totalmente inutili e avulse da ogni minimo collegamento con la realtà, ma che saranno fonte di arricchimento smisurato per chi riuscirà a metterci sopra le mani.


Gli Italiani non hanno bisogno di una repubblica presidenziale, non hanno bisogno di ministeri trasformati in S.p.A. per mangiare meglio, non hanno bisogno di processi abbreviati al solo scopo di far sapere subito alle vittime che non avranno mai giustizia. Gli Italiani non hanno bisogno di questa politica.
Chiedono solo che qualcuno si occupi di loro, chiedono che qualcuno li aiuti a tirare la fine del mese, chiedono Giustizia per ogni morte sul lavoro, per ogni Euro pubblico impropriamente intascato da amministratori disonesti. Chiedono innanzitutto attenzione, non solo la settimana prima delle elezioni, ma sempre, ogni giorno.


E dico soprattutto ai capi dell'opposizione: svegliatevi, smettetela di sprecare tempo ed energie in inutili lotte tra di voi, per chi è più bravo, per chi arriva prima. Cominciate a occuparvi delle cose, dei problemi, della gente che paga il vostro stipendio.
Se l'Italia sta andando in rovina, è anche colpa vostra.





mercoledì 7 aprile 2010

Referendum Acqua bene comune: il primo problema

Che l'acqua sia un bene comune, credo che sia condiviso da tutti, almeno "da questa parte".
Sembra invece che la battaglia iniziata per toglierla alla gestione dei privati non sia altrettanto condivisa e considerata "comune": c'è chi si sta organizzando per conto proprio.
L'Italia dei Valori, nonostante gli incontri avvenuti nei mesi scorsi con la coalizione che promuove i tre referendum e pur condividendo i contenuti dei quesiti, intende procedere a promuovere autonomamente un proprio referendum sull’acqua, ponendo così la propria iniziativa in aperta competizione con quella comunemente condivisa.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua ha scritto a IDV una lettera (che riporto qui sotto), per il momento senza risposta, per cercare di convincerli a desistere da una iniziativa sbagliata e controproducente per tutta la coalizione.
Speriamo che capiscano ...

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Lettera aperta all’Italia dei Valori


Siamo le donne e gli uomini che in questi anni e in tutti i territori hanno promosso sensibilizzazione e cultura, mobilitazione e proposte contro la privatizzazione dell’acqua, per il suo riconoscimento come bene comune e diritto umano universale e per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
Tutte e tutti assieme abbiamo costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e presentato nel 2007 una proposta di legge d’iniziativa popolare sottoscritta da oltre 400.000 cittadini.
Il 20 marzo scorso abbiamo promosso una grande manifestazione di 200.000 persone, che ha inondato le strade di Roma e lanciato una nuova stagione di mobilitazione per il diritto all’acqua, attraverso la promozione di tre referendum per l’acqua pubblica.
Il 31 marzo abbiamo depositati i tre quesiti in Cassazione, insieme alla più vasta coalizione sociale che si è riusciti a costruire negli ultimi anni in questo Paese: oltre al popolo dell’acqua, sono con noi gran parte del mondo cattolico e religioso, il mondo ambientalista, l’associazionismo sociale e di movimento, le reti della cooperazione solidale, le associazioni dei consumatori, il mondo sindacale, il popolo viola e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua Pubblica. Alcuni partiti hanno deciso di sostenere questa esperienza.
La cosa più straordinaria di questo movimento così ricco e variegato è che la gran parte delle persone che ne fanno parte sono cittadine e cittadini alla loro prima esperienza di attivismo sociale; uomini e donne che, su un bene essenziale come l’acqua, hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona, di scommettere sul fatto che l’impegno sociale possa ancora significare partecipare al cambiamento sociale, alla ricostruzione di una democrazia reale e di una politica capace di parlare ai bisogni delle persone.
In queste ore abbiamo saputo che l’Italia dei Valori, nonostante gli incontri in precedenza avvenuti con la coalizione che promuove il referendum, intende procedere a promuovere autonomamente un proprio referendum sull’acqua, ponendo così la propria iniziativa in aperta competizione con quella comunemente condivisa.
Se tale intenzione corrispondesse al vero, chiediamo da subito all’IdV di fermarsi e, a questo scopo, abbiamo già inoltrato la richiesta di un incontro urgente.
Crediamo sia chiaro a tutte e tutti gli iscritti all’IdV l’enorme danno che una scelta del genere provocherebbe alla comune battaglia per l’acqua bene comune e all’idea di una nuova politica che possa generarsi a partire dalla partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini.
La battaglia per l’acqua ha già smosso milioni di coscienze, ha rimesso in discussione culture politiche sedimentate, ha già vinto culturalmente nel Paese.
È possibile portarla tutte e tutti assieme fino alla vittoria politica?
È possibile per una volta non anteporre gli interessi di appartenenza ad un obiettivo grande, condiviso e di civiltà, come quello per l’acqua bene comune?
È possibile per una volta parlare al Paese con un linguaggio nuovo, comune e comprensibile a tutte e tutti?
Comitato Promotore Referendum Acqua



giovedì 1 aprile 2010

3 referendum per l'acqua bene comune

Un comunicato dal Forum Italiano dei movimenti per l'acqua:


31 Marzo 2010 - Sono stati depositati stamattina presso la Corte di Cassazione di Roma i quesiti per i tre referendum che chiedono l’abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce.
La raccolta delle 500 mila firme necessarie per l’ammissione dei referendum inizierà nel fine settimana del 24-25 aprile, una data simbolo per quella che il Forum dei Movimenti per l’Acqua intende come la Liberazione dell’acqua dalle logiche di profitto.
“Se il governo crede di aver chiuso la partita dovrà ricredersi, – ha detto Marco Bersani dei Forum Movimenti per l’Acqua durante l’affollata conferenza stampa – la coalizione che appoggia i referendum è la più ampia aggregazione formale di movimenti, associazioni laiche e cattoliche, forze politiche e sindacali che si sia mai riunita intorno a un tema simile. Queste forze ci porteranno a raccogliere le firme, approvare i referendum e votare tre sì per l’acqua pubblica”.
Presenti alla conferenza stampa anche Padre Alex Zanotelli e tre dei costituzionalisti che hanno redatto i quesiti referendari: Stefano Rodotà, Gianni Ferrara e Alberto Lucarelli.
“Il mezzo referendario – ha sottolineato Rodotà – è lo strumento per rimettere in moto la politica in questo periodo di grande disaffezione, la raccolta delle firme sarà un grande momento di azione politica collettiva”.
Secondo Alex Zanotelli chi pagherebbe di più dalla privatizzazione dell’acqua sarebbero i poveri, “la nostra vittoria servirà non solo nel panorama italiano ma darà anche una scossa all’Unione Europea. Se Parigi ha ripubblicizzato l’acqua, se nelle Costituzioni di Bolivia e Uruguay l’acqua è definito bene comune non mercificabile, possiamo farcela anche noi”.
A chi chiedeva una risposta al Ministro Ronchi che più volte, anche in questi giorni, ha screditato i promotori dei referendum accusandoli di veicolare messaggi menzogneri sulla sua legge, Marco Bersani ha risposto con una sfida al Ministro: “Scelga lui il luogo e l’ora, noi siamo disponibili ad un confronto, dati alla mano, sugli effetti della suo decreto e dell’apertura ai privati della gestione dell’acqua nel nostro paese”.